Il tema

Pomeriggio

“Quando scopri che tua sorella è una puttana, ci rimani un po' male.”

Comincia così l’elaborato di Emanuele. Il tema che avevo assegnato per questo compito di fine quadrimestre era “La delusione”.

Che poi io sua sorella la conosco bene, perché è una mia studentessa. Una delle più brillanti nella mia materia (non posso dire lo stesso del fratello), anche se ha un rapporto conflittuale con la maggior parte dei suoi compagni. Tutto il corpo insegnanti è d’accordo sul fatto che quella ragazza tragga soddisfazione dall’inimicarsi il prossimo, per avere l’occasione di dire qualcosa di provocatorio e di controverso.

L’ultima sfuriata l’ha avuta proprio qualche giorno fa, durante la mia lezione: all’improvviso spinse il banco contro il compagno davanti, dicendo «Io vado in bagno!», e uscì dall’aula sbattendo la porta.

«Che sta succedendo?», domandai, senza aspettarmi una vera risposta; dopo quasi trent’anni di insegnamento ho accettato il fatto che i professori siano sempre gli ultimi a sapere le cose e che certi studenti si farebbero crocifiggere, piuttosto che confessare qualche fesseria. Quando più tardi la raggiunsi fuori dalla porta dei bagni, mi fermai e la chiamai.

«Prof, che fa nei bagni delle ragazze?» rispose. «È venuto anche lei qui per fumare? Gliene offro una, se vuole», facendo risuonare la sua risata arrogante.

«Gaia, non fare la stupida e torna in classe» le intimai.

Dopo poco uscì dal bagno, lanciandomi un’occhiata divertita mentre mi passava accanto.

 

Sera

Quel tema… è così realistico, ma non può essere vero.

Quattro facciate scritte male, ma le dinamiche sono riportate con dovizia di particolari.

“Ho visto i video di quei due che scopavano nel laboratorio di informatica e nei cessi della palestra.”

Emanuele lo conosco da poco, ha quattordici anni, non posso escludere che sia simile alla sorella e che voglia solo attirare l’attenzione o che sia arrabbiato con lei per qualche altra ragione, ma ecco cosa farò: parlerò con lui, gli farò capire che su queste cose non è proprio il caso di scherzare. Se il ragazzo dovesse dire che la storia non è inventata, però, dovrò agire e coinvolgere il preside. Le cose potrebbero prendere una piega molto spiacevole. La faccenda dei filmati, poi, rende tutto ancora più torbido.

Ho finito di correggere i compiti in tempi record. Domani saranno tutti stupiti, visto che di solito impiego almeno una settimana per riconsegnarli. L’avvocato di mia moglie ha continuato a scrivere e-mail per tutto il pomeriggio, ma leggerle mi fa venire la nausea più dei pensieri su quello che, forse, sta succedendo nella mia scuola.

Il tema di Emanuele è l’unico elaborato che non ha ancora un voto e l’ho lasciato accanto alla pila dei compiti dei suoi compagni.

Questa storia mi destabilizza: conosco il collega di Storia da vent’anni, non posso definirlo un amico, ma gode della stima di tutti in questo istituto. Ha una bella moglie, due figlie e la sua condotta è sempre stata impeccabile.

Per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare ambiguità nei comportamenti del collega. Anche Gaia è una ragazza come tante. Con delle complessità caratteriali, certo, ma a sedici anni la cosa non mi stupisce. Ha l’età di mia figlia e anche lei si ostina a farmi disperare senza ragione! 

Le confessioni in quel tema non hanno senso, eppure non lasciano spazio a interpretazioni.

 

Notte

Da quando Emma ha chiesto il divorzio non riesco a pensare lucidamente e ho difficoltà a dormire.

Ne approfitterò per leggere di nuovo quel compito; anzi, ho bisogno di rileggerlo! Temo di essere alla disperata ricerca di elementi che mi dimostrino che si tratta di uno scherzo di cattivo gusto, ma dentro di me sto maturando la convinzione che sia una reale richiesta di aiuto.

Alla terza facciata mi accorgo di come i fogli si siano ormai stropicciati, per tutte le volte che li ho riletti. Sono le tre del mattino e non ho chiuso occhio. Quello che mi serve adesso è una doccia per lavare via le scorie di questa assurda giornata.

 

Mattina

Nei corridoi ho incrociato Emanuele, che mi guardava da lontano con espressione seria. L’ho salutato come sempre, tanto lo rivedrò alla terza ora.

In occasione della riconsegna dei compiti, sono solito ritagliarmi del tempo per analizzare coi ragazzi gli elaborati peggiori.

Il compito di Emanuele riporterà un 9, scritto in rosso e cerchiato. Quindi non ci sarà niente di cui parlare.

Quando Emanuele riceve il suo compito è incredulo, senza parole. Durante il confronto con i ragazzi che hanno ricevuto un’insufficienza, lo osservo con la coda dell’occhio: è confuso, continua a fissarmi ma non dice nulla.   

Finalmente la campanella annuncia l’intervallo e ci libera tutti. Raccolgo in fretta le mie cose ed esco senza indugiare.  

Arrivo in cortile e la vedo, se ne sta al cellulare a inviare messaggi; mi faccio coraggio e le vado incontro.

«Come va?» le domando.

«Come vuole che vada, Prof? Tra poco ho educazione fisica, che materia inutile! Vado in bagno a cambiarmi» e fa per andarsene.

La fermo mettendole una mano sul fianco: «Penso proprio che verrò a fumarmela, quella sigaretta.»