DIESISRaffaela Buono

Lo stradone

DIESISRaffaela Buono
Lo stradone

Non volevo stare in quel posto a me sconosciuto.

Era l’asilo. Io quattro anni. Tu cinque.

Ho pianto in silenzio gonfiando le guance e portando l’indice alle labbra e abbassando le palpebre. Ci hai pensato tu a portarmi via da lì. Mi hai preso per mano, abbiamo attraversato la strada, quella grande che vedevamo dal nostro balcone e che divideva la nostra casa dalle palazzine dove era stato improvvisato l’asilo.

Ora, fratello mio caro, ti sento come allora.

Piango in silenzio ma tu non prendermi per mano.

È inutile che attraversiamo lo stradone. Non ci sarebbe nessuno ad aprire la porta della nostra casa.