Carta vetrata

Carta vetrata

Non riusciva più a fare sesso col suo compagno da quando lo aveva visto guardare tutte quelle donne in chat poi, controllandogli il telefono, aveva avuto le sue conferme.

Non sentiva più niente. La sua vagina era diventata come una galleria autostradale. Cemento. Se la immaginava illuminata mentre lui la penetrava, quel su e giù ritmico e noioso che non vedeva l'ora finisse. Non riusciva più nemmeno a fingere, fingere un orgasmo. Pensava a lui che anziché pensare a lei aveva in mente una di quelle, una bella ragazza di colore magari, col culo a mandolino e una quarta di reggiseno o una bionda esplosiva vestita succinta. Aveva la nausea invece che provare qualsiasi tipo di godimento. Il suo corpo non reagiva nemmeno agli stimoli cerebrali di un classico rapporto, là dentro "non pioveva". Qualche volta da lui, che provava fastidio, era stata paragonata a carta vetrata. Stronzo!! Porco!! Falso!! Non sapeva come fare. Aveva provato a farglielo capire che sapeva ma lui, da perfetto narcisista, negava tutto e svicolava come una biscia nell'erba. L'unica decisione, nella sua anima, nel suo corpo, l'unico suo istinto salvifico per un amore che amava tanto e non riusciva a lasciare, divenne quello di darsi e dare. Come le "sue" ragazze in chat. Pan per focaccia. Ma lei non virtuale. Con orgasmi e sudore, parole e odore. A volte aspro, insopportabile ma sempre meno del sentirsi cemento, là sotto. Sempre meno del sentirsi scopata per altre. Carta vetrata sul cuore. Sesso amato altrove. Uomini per un uomo che amava ma non le dava amore.