In tutto questo nulla

In tutto questo nulla


Nella vita aveva capito che non esisteva nulla. La vita cancella la morte e la morte la vita e una paura l'altra... Aveva avuto diagnosi borderline in quasi tutte le cliniche dove era stata ricoverata e da quasi tutti i medici che l'avevano avuta in cura. Oltre a tutto il resto. Commorbidità certificata. Uno tra i tanti le aveva detto che lei passava dal sentirsi una merda al sentirsi Dio. Nulla. Appunto. Le cose si eliminavano. Ed era vero. Lei si sentiva così, o Dio o una merda. Una nullità. La logica è illogica pensava. Aveva paura di tutto da quando suo padre a trentasette anni si sparò un colpo alla tempia, lei ne aveva undici. Vigilia della Befana. Suicidio, non carbone. Bipolare papà probabilmente. Lei il genio di camminare in bilico sul bordo, fuori dalle linee, l'aveva nel sangue ma soprattutto l'aveva respirato nell'aria che l'aveva fatta crescere. Quell'aria che le aveva fatto crescere, poco, il seno, le gambe... fatta diventare una donna. E una borderline. E fatto crescere il suo essere in bilico, dipendente da tutto: cibo, sesso, droghe, affetti, vita, morte. Libertà. Anche di ammazzarsi. Pensava a come, dove, con cosa, cosa avrebbe fatto e pensato chi sarebbe rimasto. Se ne fosse valsa la pena. Cosa ci aveva guadagnato suo padre? Credeva anche di poter guarire un giorno, del tutto, dalle sue dipendenze e paure. Avrebbe avuto paura di rimanere senza, senza paura. Il terrore del coraggio, di avere coraggio. Poi, senza dipendenze, si può diventare schiavi della libertà. E ancora l'illogica logica, che non esiste niente. Tanto vale stare in bilico sul bordo, fuori dalle linee, dove saremo nulla, dove non ci saranno vita e morte, logica, dove saremo dipendenti dalla libertà.

Ma la dipendenza dalla libertà è la pazzia più giusta.

In tutto questo nulla.